Pubblichiamo la nostra intervista al dottor Giorgio Di Giacomo sul tema dell'educazione finanziaria alle MPMI, partendo da un articolo pubblicato su IL SOLE 24 Ore in cui il Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di Educazione Finanziaria sostiene con forza la necessità di impostare una strategia e delle linee guida volte per un'alfabetizzazione finanziaria.
D. Cosa si intende per educazione finanziaria?
R. Parlerei più di formazione finanziaria, o meglio, di trasferimento di conoscenze e know-how.
D. Può essere più specifico?
R. Da tempo le nostre Autorità Governative, in collaborazione con la Banca d’Italia, stanno lavorando su questo tema per diffondere maggiore consapevolezza nella gestione nell’utilizzo del denaro. Personalmente ho partecipato al progetto con interventi presso un liceo di Venezia, sviluppando un programma per gli studenti (unitamente ai loro Docenti presenti), i quali hanno risposto con entusiasmo alle varie sessioni, chiedendo costantemente approfondimenti e chiarimenti. Parallelamente a questa attività divulgativa, ho tenuto corsi per conto di Enti formativi trattando la materia in termini più specifici e operativi.
D. Con quali risultati?
R. Ho mantenuto i contatti con alcuni partecipanti dell’area Corporate, seguendo parte del loro percorso e ho avuto le risposte che mi attendevo: hanno scoperto un mondo fino ad allora sconosciuto. Aggiungo che queste Aziende, una volta compiuto il loro percorso di formazione nella finanza di impresa, hanno migliorato le loro performance produttive, acquisendo maggiore competitività e sicurezza, Inoltre, il risparmio di risorse legato alla migliore gestione finanziaria ha garantito loro di sviluppare ordinatamente il programma di crescita virtuoso, “win-win”, con tangibili vantaggi per tutte le parti interessate.
D. Detta così sembra facile! Ma come è possibile?
R. Partiamo da un presupposto di base: il denaro, per sua natura intrinseca, è un bene fungibile, cioè si può scambiare velocemente con altro bene, peraltro (soprattutto quello creato dalla intermediazione del denaro del sistema bancario) è abbondante, ma come l’altro bene prezioso, l’acqua (anche il denaro viene chiamato “liquido” e non a caso!), va raccolto e amministrato bene affinché, come l’acqua, non si sprechi o si disperda in tanti rivoli.
D. Se il presupposto è così semplice, perché tutto questo interesse a sviluppare le conoscenze dell’Investitore sulla raccolta del denaro la sua amministrazione?
R. E qui sta il punto sul quale ci dobbiamo concentrare. Prima di tutto sgombriamo da subito il campo da equivoci. Quando parliamo di amministrare il denaro ricordiamoci che esistono un DARE e un AVERE (IMPIEGHI & DEPOSITI) e se è corretto che ci sia una buona gestione del Risparmio, ci deve essere specularmente altrettanta attenzione alla gestione degli Impieghi dai quali derivano i risparmi. Fatta questa doverosa premessa, assumendo che la liquidità di denaro è abbondante, dobbiamo capire quale sia la causa che rallenta il processo. Personalmente sono convinto, anche sulla base della mia pluriennale esperienza, che 9 Aziende su 10 con problemi di carattere finanziario hanno in casa le soluzioni ma non riescono a vederle.
D. Eppure ogni azienda ha la possibilità di relazionarsi con controparti finanziarie evolute, dove si inceppa il meccanismo?
R. E' fondamentale fare capire al mondo delle Aziende che devono prendere conoscenza autonomamente di quale assetto finanziario dare alla propria realtà, quale decisione finanziaria adottare, a quale prodotto finanziario ricorrere, come declinarlo e come orientarsi in quello da noi definito L’UNIVERSO DEI PRODOTTI FINANZIARI per trovare quella corretta combinazione di equilibrio. Questo delicato lavoro di crescita va fatto insieme a chi ne ha le competenze e ha attenzione a far crescere l’Azienda arricchendola con conoscenze fondamentali.
D. Lei usa spesso il terminie FINANZIARIO, ci può spegare meglio?
R. Partiamo dalla definizione riportata nel citato articolo di stampa (educazione finanziaria) e chiediamoci per quale motivo le nostre Autorità Istituzionali sono così attente a questo aspetto e non si sono allargate ad altri aspetti “educativi” che interessano le aziende, ovvero quelli ECONOMICO, PATRIMONIALE e COMMERCIALE. Semplificando ulteriormente, Le chiedo: si sente forte contrattualmente in una trattativa commerciale se ha in mano una borsa piena di soldi? E se in quella stessa trattativa commerciale la sua borsa fosse invece vuota? Insisto sempre nel mettere in evidenza il PRIMATO DELL’ASSETTO FINANZIARIO perché è di questo che dobbiamo trattare: perché una Azienda forte finanziariamente è più competitiva ed è in grado di programmare il proprio sviluppo.
D. Torniamo al progetto a cui fa riferimento l’articolo pubblicato nell’ inserto del ILSOLE24HH: Educazione finanziaria. Il piano 2024-2026 del Comitato per l’alfabetizzazione economica. Cosa ne pensa?
R: il mio parere non può che essere favorevole ad ogni pubblica iniziativa volta a colmare il gap esistente. Apprezzo anche il legame indicato tra “educazione” e “alfabetizzazione economica”, chiarendo da subito che l’una deve sostenere l’altra in uno stretto binomio indissolubile. Voglio però evidenziare che il programma del nascente Comitato, dovrà allargare la propria sfera di influenza e unire i due aspetti della gestione finanziaria: quella della RACCOLTA del denaro e la sua amministrazione, e quella dell’IMPIEGO del denaro nella sua modalità di concessione. Personalmente sono stato da sempre un convinto sostenitore che i due momenti devono marciare uniti. Nello svolgimento della mia attività quotidiana non ho mai accettato che la gestione dei fidi bancari (gli IMPIEGHI), necessari al ciclo produttivo aziendale, e la gestione della liquidità (DEPOSITI liquidi della stessa Azienda o della proprietà aziendale), venissero spesso gestiti da soggetti finanziari diversi da quelli concedenti il credito. E concordo sulla necessità, citata nell'articolo, di monitorare il possibile conflitto di interessi, fonte di perniciosi danni economici.
D. Per concludere quindi, come vede il futuro?
R. Attualmente lo vedo molto “nebuloso” e mi preoccupa ancora di più la mancanza di strategie operative (insisto sul termine “operative” perché di questo hanno necessità le nostre Aziende) atte ad accelerare il processo di conoscenza, senza il quale, la progressiva introduzione nel mercato di una moneta digitale gestita centralmente aggraverà la situazione.
D. Quali soluzioni suggerisce?
R. Oltre alle indicazioni pratiche citate, voglio ricordare che da sempre lavoro con le mie controparti utilizzando strumenti che derivano dalla lunga esperienza all'interno della Banca Commerciale Italiana. Proprio sulla base di questi, da oltre tre anni ho collaborato alla stesura del software ALGOS 253 quale strumento operativo per le PMI e le MPMI, utile ad individuare e gestire i propri assetti finanziari per presentarsi sul mercato del credito con le credenziali in ordine. Aggiungo che bisogna prendere maggiore consapevolezza che un solido ed efficiente mercato finanziario deve essere gestito e sviluppato su linee in cui vi sia stretta correlazione tra DARE & AVERE. E qui vedo lo sviluppo della attività delle Merchant Bank, con le loro operazioni di “Private Equity”, abbassando le loro soglie di intervento e di tutte quelle iniziative, del tipo PEER-TO-PEER, il cui sviluppo potrà ulteriormente crescere nel mercato di una moneta digitale (one money market).
In sintesi, a mio parere, sarà l’estensione di un'operatività più capillare e professionale del denaro a sostenere lo sviluppo produttivo. Infine devo evidenziare che gli attori coinvolti in questo processo dovranno essere dotati delle giuste competenze e devono essere fuori da ogni conflitto di interessi, lavorando in una sana posizione di equidistanza contrattuale. Da tempo ci stiamo muovendo su questa linea coordinata e i nostri Clienti ne sono i primi testimoni.
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